Il Parco delle Cave di Matera è visibile dalla SS.7 in direzione Taranto, sulla sinistra nell’area copresa tra il rione San Pardo/Quadrifoglio e la discesa di via San Vito (uno degli ingressi alla città).
Com’è noto, la caratteristica principale comune a tutti i luoghi rupestri e agli antichi rioni dei Sassi è il “tufo” (nome improprio con cui viene chiama la Calcarenite di Gravina).
Inizialmente era sufficiente estrarre questo materiale direttamente dalle grotte da cui sorgevano le varie abitazioni ma, con l’espansione della città e la sempre maggiore richiesta di grandi edifici, si rese necessaria la ricerca di maggiori fonti di tufo.
I Cavamonti individuarono così delle areee al di fuori delcircuito cittadino da cui era possibile ricavare grandi quantitativi di questa roccia calcarea.
Il lavoro dei Cavamonti fu di notevole importanza per la città di Matera a partire dal XVII sec. fino agli anni 60 quando il tufo iniziò a perdere valore nel campo dell’edilizia.
Il Parco delle Cave di Matera è un luogo di grande valore in quanto testimonianza di una parte della storia della città che rischia di essere dimenticata per sempre.
I segni dei Cavamonti ancora visibili
Nonostante le notevoli mutazioni (naturali e non) che hanno interessato l’area del Parco, sono ancora oggi visibili diversi segni della presenza dei Cavamonti nell’area.
Evidenti sono i resti delle abitazioni dei Cavamonti così come alcune aie di Colangiulli ovvero piccoli piazzali pianeggianti di forma circolare, dove i muli calpestavano le spighe di grano per favorire la separazione dei chicchi e dove, in seguito, grazie all’azione del vento avveniva la separazione dalla paglia. Inoltre, in alcune grotte ancora presenti nel Parco, sono presenti diversi graffiti e/o altorilievi con funzione religiosa e non che i Cavamonti creavano durante le pause dal lavoro.
I segni dei Cavamonti ancora visibili
Nonostante le notevoli mutazioni (naturali e non) che hanno interessato l’area del Parco, sono ancora oggi visibili diversi segni della presenza dei Cavamonti nell’area.
Evidenti sono i resti delle abitazioni dei Cavamonti così come alcune aie di Colangiulli ovvero piccoli piazzali pianeggianti di forma circolare, dove i muli calpestavano le spighe di grano per favorire la separazione dei chicchi e dove, in seguito, grazie all’azione del vento avveniva la separazione dalla paglia. Inoltre, in alcune grotte ancora presenti nel Parco, sono presenti diversi graffiti e/o altorilievi con funzione religiosa e non che i Cavamonti creavano durante le pause dal lavoro.
Tutela e recupero del Parco
A causa di interessi privati e del disinteresse delle varie amministrazioni comunali che si sono susseguite nel tempo, il Parco è stato notevolmente sfruttato per la creazioni di discariche abusive tutt’ora esistenti (se pur non più utilizzate). A partire dagli inizi degli anni ’90, nel tentativo di recuperare quest’area, si sono susseguiti diversi progetti che, ad oggi, hanno ottenuto scarsi risultati.
A testimoniare l’incuria e l’indifferenza da parte dell’intera comunità c’è l’incredibile storia della oramai scomparsa Chiesa Rupestre di San Gregorio che fu distrutta a colpi di ruspa verso la fine degli anni ’80.
Ad oggi, gli unici luoghi che ancora ricevono un qualche tipo di attenzione sono la Cava del Sole (utilizzata per concerti ed eventi vari), il Parco della Scultura la Palomba e l’unica Cava ancora attiva visibile dalla strada che porta alla Chiesa Rupestre della Madonna delle Vergini.